Il trattamento dell’acqua all’interno dei circuiti di riscaldamento ha subito una sostanziale maturazione nel corso degli ultimi anni, spinta dalla continua evoluzione tecnologica in campo termotecnico che ha portato in continua crescita i generatori di calore ad alto rendimento e a condensazione.

Questo articolo tratterà alcuni aspetti spesso sottovalutati, ma in realtà molto importanti al fine di garantire un corretto funzionamento del generatore – principalmente – ma anche del sistema di distribuzione e di emissione del calore. Nell’ottica di una sempre crescente attenzione al risparmio energetico, la filosofia comune adottata da quasi tutti i principali costruttori di caldaie di ultima generazione, siano esse tradizionali, a basso NOx o a condensazione, è quella di equipaggiarle con scambiatori ad elevato l’rendimento dove, a differenza delle tradizionali caldaie a basamento con corpo in ghisa, vi sono sezioni di passaggio del fluido termovettore più piccole. Per mantenere nel tempo il più possibile invariate le prestazioni di tali tipologie di generatori è fondamentale pulire l’impianto (nuovo o esistente) e trattarne l’acqua.
IMPIANTI ESISTENTI

Quando si sostituisce un generatore di calore si tende spesso a trascurare un corretto lavaggio dell’impianto. Molto frequenti sono i casi di “semplice” svuotamento e nuovo riempimento. All’atto della messa in servizio, la situazione più critica è legato in particolare ai depositi compatti e aderenti alle superfici metalliche, oppure incoerenti, che si raccolgono di solito nelle zone dell’impianto o circolazione ridotta. Nel primo caso si parlerà di incrostazioni o depositi calcarei, nel secondo di fanghi, diretto conseguenza delle corrosioni
I fanghi si generano a seguito di asportazione degli ossidi metallici provenienti dalla superficie delle tubazioni o dei corpi scaldanti per effetto dell’acqua. Ostacolano dapprima la corretta circolazione impedendo un riscaldamento uniforme delle superfici, per poi portare gradualmente al peggioramento dei rendimenti o a lungo termine al collasso dell’impianto stesso. Le corrosioni, invece, possono essere generalizzate oppure localizzate. Le prime, sono dovute a situazioni di incompatibilità tra i materiali utilizzati nel circuito con potenziale elettrochimico notevolmente diverso e l’acqua in circolazione, che a sua volta può influenzare tali fenomeni in base al suo pH ed alla sua temperatura. Quelle localizzate derivano dall’accoppiamento di metalli elettrochimicamente diversi, ma si manifestano concentrandosi in una zona precisa di una superficie metallico.

Altri fattori che possono dar luogo a fenomeni di questo tipo sono dovuti a depositi di sostanze estranee sulle superfici o effetti di abrasione causati da sostanze in circolazione nell’impianto. Con il semplice svuotamento dell’impianto non si risolve nulla di tutto quanto sopra riportato, anzi, con il riempimento ed i successivi reintegri si ricreano tutte le condizioni favorevoli per nuovi depositi. I sali di durezza contenuti nell’acqua vanno ad aumentare la percentuale di anidride carbonica, acidificano l’acqua stessa e danno vita a nuovi fenomeni di corrosione e così via.